Ci
sono oggetti che suggeriscono delle pratiche - esercizi formali per
imparare a generare. L’antica arte degli Ikebana è stata il motore
propulsore del progetto. I samurai, valorosi guerrieri giapponesi, si
esercitavano nella "via" della composizione (ikebana) con
elementi naturali per trovare al loro interno la forza necessaria a
superare la paura della battaglia e della morte che potevano
incontrare in qualsiasi momento. Ci sono processi da attivare per
ricercare gli equilibri più intimi, bilanciamenti di forme naturali
per equilibrare lo spirito. Concedersi di essere nel tempo e
selezionare esemplari di natura per renderli sacri. Conferire valore,
aver cura nella scelta e comunicare le tensioni dell’essere. Da
questa pratica nasce il progetto “natura morta”, una serie di
supporti realizzati in diversi materiali quali ottone, rame, marmo, e
gesso che invitano le persone a sperimentare il loro processo
creativo, dando origine a feticci naturali con rami secchi e foglie
morte. Solenni bellezze nella loro ultima posa. Questi supporti sono
oggetti aperti, strumenti di creazione, dotati di fori e punzoni
invitano le persone a intervenire, portando attenzione sui piccoli
momenti nell’ambiente che ci circonda e generando così unicità.
Il tempo in questi processi diviene sensazione epidermica e stato
d’animo. Valorizzare la morte, percepirla come un passaggio e
celebrare così l’intensità della vita. Il progetto è stato
concepito per rispondere al manifesto “Designing the Future”
proposto dalla curatrice Annalisa Rosso in occasione di Operae 2016.
Un piccolo gesto che ci ricorda quanto un buon futuro si basi su un
consapevole presente con anime capaci di scegliere, curare e
valorizzare.